Sin dal Medioevo a Napoli s’iniziò ad usare il termine “piza” per indicare pietanze varie: focacce, schiacciate condite e cotte al forno, dischi di pasta ripieni e fritti.
Oggi è il temine più conosciuto nel mondo che indica una pietanza basata su pochi ingredienti-base (farina, acqua, lievito, olio di oliva o strutto, mozzarella di bufala) ma che per sapore e bontà viene apprezzata da tutti anche perché nel corso degli anni sono state inventate molte variazioni con l’utilizzo di prosciutto parmigiano, alici, nutella, etc.
Le sue origini sono remote proprio perché l’utilizzo del grano per l’alimentazione è millenario.
LA PIZZA A NAPOLI
G. B. Basile nella sua opera in dialetto napoletano “Lo cunto de li cunti”, inserisce un racconto “Le due pizzelle” anche se non si capisce bene a che cosa si riferisca tranne che è una pietanza fatta con un disco di pasta ripiegato su un ripieno.
Solo nel Settecento compare sulla scena della cucina prima napoletana e poi internazionale la pizza col pomodoro in diverse versioni.
Inizialmente le pizze venivano preparate all’aperto su banconi posti nei vicoli, si sa che solo nel 1830 nacque una pizzeria vera e propria a Napoli, quella di Port’Alba, vicino all’arco tra piazza Dante e via Costantinopoli. Essa aveva un forno costruito in mattoni refrattari e il fuoco alimentato dalla legna, ma in seguito si pensò di costruire i forni rivestiti all’interno con i lapilli vesuviani, più adatti all’alta temperatura e per ottenere pizze migliori
La pizzeria Port'Alba, molto tempo dopo, divenne un ritrovo di artisti e scrittori famosi; forse fu là che D'Annunzio, sul piano di marmo di un tavolino, scrisse i versi di una delle più stupende canzoni napoletane: A vucchella.
E tra i frequentatori illustri ci fu Salvatore Di Giacomo, che alla pizza dedicò più volte i suoi versi.
Nel XIX secolo la pizza rientra fra i più celebri usi e costumi di Napoli, entrando a far parte integrante della tradizione culinaria napoletana. Nel testo “Usi e costumi di Napoli” di De Boucard del 1850 viene scritto: “La pizza non si trova nel vocabolario della Crusca, perchè si fa col fiore (di farina) e perchè è una specialità dei napoletani, anzi della città di Napoli (sentite il giusto orgoglio patrio e la sottile polemica).Prendete un pezzo di pasta (da pane), allargatelo e distendetelo col mattarello o percuotendolo col la palme delle mani, metteteci sopra quanto vi viene in testa, conditelo di olio o strutto, cuocetelo al forno, mangiatelo, e saprete cos'è la pizza. Le focacce e le schiacciate sono alcunché di simile, ma sono l'embrione dell'arte".
I SOVRANI E LA PIZZA
- All’epoca del governo di Ferdinando e Carolina a Napoli fu fatto installare, per volere della regina, un forno nel palazzo di San Ferdinando. La regina Carolina, infatti, era ghiotta di pizza ed in particolare di quella bianca, rossa e verde. Commentano i cronisti: forse Carolina non l’avrebbe gradita così tanto se avesse saputo che i tre colori sarebbero stati quelli usati da un’altra dinastia, nemica della sua, che guidò l’Italia unita.
- Nell’estate del 1889 il re Umberto I con la regina Margherita vennero in villeggiatura a Napoli nella reggia di Capodimonte, così com’era tradizione dei sovrani che volevano dimostrare ai meridionali di essere loro vicini. La regina, incuriosita da quanto aveva appreso sulla pizza, non sappiamo se da artisti o personaggi di passaggio alla corte, mandò a chiamare a corte il pizzaiolo Don Raffaele Esposito con la moglie donna Rosa della pizzeria “Pietro il Pizzaiolo”. I coniugi Esposito, utilizzando i forni della Reggia, non solo prepararono la famosa pizza ma anche con diversi ingredienti: una con sugna, che è una sorta di strutto, formaggio e basilico; una con l'aglio, olio e pomodoro, e una terza con mozzarella, pomodoro e basilico, cioè con i colori della bandiera italiana, che entusiasmò in particolare la regina Margherita, e non solo per motivi patriottici.
Don Raffaele, da bravo uomo di pubbliche relazioni, colse al volo l'occasione e chiamò questa pizza "alla Margherita", il giorno dopo la mise in lista al suo locale ed ebbe, come si può immaginare, innumerevoli richieste
... da qui è nata la storia della pizza Margherita!
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