La penisola sorrentina è solcata da ben cinque valloni che erano utilizzati nei tempi antichi per indicare il confine tra un paese e l’altro (Meta, Piano, Sant’Agnello, Sorrento). Nel corso dei secoli i valloni sono stati modificati dalla mano dell’uomo per cui solo qualcuno e solo parzialmente conserva le caratteristiche originarie.
Il Vallone dei Mulini di Sorrento è quello meglio conservato; da esso si diramavano altri tre valloni: uno, prima della seconda metà dell’Ottocento ( epoca in cui fu costruita Piazza Tasso), giungeva fino alla Marina Piccola; un secondo arrivava fino a Marina Grande passando vicino alla Porta Parsano e all’Ospedale Civile; l’ultimo, partendo dalla Villa “La Rupe”, si estendeva fino alle colline. Oggi si può ammirare solo la parte centrale del Vallone che si estende da Piazza Tasso fino alla Villa “La Rupe”e da qui fino alla Porta degli Anastasi.
I valloni di Sorrento appartennero prima alla famiglia Tasso e poi ai Correale. Fu proprio un Correale che fece costruire il porto giù alla Marina Piccola. Esso fu chiamato inizialmente Capo Cervo, solo successivamente al ritrovamento del tempio romano dedicato a Cerere il nome fu trasformato in Capo di Cerere.
Il Vallone trae il nome dalla presenza di un mulino che fu utilizzato fino all’inizio del Novecento per macinare il grano per i Sorrentini. Le acque che scendevano dalle colline e quelle sorgive alimentavano una segheria annessa al mulino. La segheria ebbe un ruolo strategico per la lavorazione di vari tipi di legno (ciliegio, ulivo e noce) che veniva utilizzato per la produzione di manufatti d’intarsio. Un’altra caratteristica del Vallone era data dalla presenza di un lavatoio pubblico dove le donne del popolo andavano a lavare i panni. Dopo il 1866 il Vallone fu abbandonato per il riempimento della parte finale dello stesso (alla base di Piazza Tasso, nella curva ampia c’è ancora oggi un piccolo cancello che collega Marina Piccola col Vallone).
Testimonianza relativa alla vita che si svolgeva nel Vallone si ha dai molteplici dipinti e foto che furono realizzati da viaggiatori e artisti stranieri e che documentano la vita che si svolgeva e le persone, soprattutto contadini e pescatori, che vi trascorrevano buona parte della loro giornata.