Il Tasso e Sorrento nella narrazione di Francesco Mastriani
Di Torquato Tasso, nato a Sorrento nel 1544, è stato detto e scritto molto. Ogni anno a Sorrento nella Biblioteca Comunale si svolgono dei meeting di studi Tassiani, a cura dell’Associazione Bartolomeo Capasso, per cui chi voglia approfondirne lo studio ha attualmente molto materiale bibliografico a disposizione. Ci preme qui sottolinearne l’umanità, il suo tormento interiore e il rapporto tra Lui e Sorrento come fa il Mastriani con una sottile vena polemica nei confronti dei suoi contemporanei nella sua celeberrima “La cieca di Sorrento”.
“… Sorrento è la patria di Torquato Tasso. A questo ricordo ti senti inchinato a baciar la polvere di questa terra non appena vi poni il piede. Qui vide la luce quel genio tanto sventurato, che parlando delle sue sventure, diceva in una mesta canzone:
Sel sa la gloriosa alma Sirena Appresso il cui sepolcro ebbi la cuna! Così avuta vi avessi o tomba o ossa!
E nessun vestigio rimane oggi della casa ove nacque l’illustre cantore di Goffredo! Si sono profonate quelle venerande reliquie, e di quel sito che doveva rimanere alla venerazione de’ posteri, si è fatto … un albergo! ( Hotel Tramontano n.d.r.) E i brindisi dell’orgia, le canzoni della ebrezza suonano tra quelle mura, dove Torquato rilevava le malinconiche armonie dei suoi versi. Il lusso spiega le fragili pompe là dove il genio spiegava i suoi tesori imperituri. Il viaggiatore che da remotissime terre accorre per tributare un saluto e un sospiro alle mura in cui passò i primi anni della sua vita l’immortale Sorrentino, giunto a Sorrento, dopo aver attraversato un’infinità di angusti viottoli vien menato in un cortile, sull’alto del quale sta scritto: Albergo del Tasso. E quel nome, che è una delle più bele glorie italiane, serve d’insegna ad una ricchissima bettola. E se il viaggiatore domanda di veder la stanza del Tasso, gli si mostra un elegante gabinetto arredato all’ultima moda.
Ma pure, se da graziosa terrazza di quella casa ti poni a rimirar quel bacino, che raccoglie dall’isola di Tiberio (Capri n.d.r.), piegando per trentasei miglia fino all’estrema punta di Miseno, quanto di più caro seppe inventare l’immaginazione del Tasso, non potrai non dire a te stesso essere quello l’unico sito del mondo, ove l’anima di Torquato attingere poteva le sue sublimi ispirazioni.
O Sorrento, vetusta figlia di Venere, tu più non additi ora al commosso viaggiatore se non l’annosa quercia sotto la cui ombra veniva a sedersi il giovinetto poeta nella mesta ora del tramonto….”