Venire a Sorrento e non fare un giro in carrozzella equivale all’andare a Venezia e non farsi un giro in gondola. Fin dall’epoca del Grand Tour, quando Sorrento era meta di rampolli delle più note casate nobiliari europee e d’oltreoceano, quando si viaggiava ancora in carrozza, tutti lasciavano la propria vettura e preferivano servirsi dei mezzi locali per essere sicuri di cogliere l’essenza di quanto andavano visitando. “Per giungere a Sorrento, via terra non c’erano altri mezzi di comunicazione che le vetture private. Alla stazione ferroviaria di Castellammare sostavano quindi carrozze a tre o due cavalli che, al prezzo di tre carlini a persona, consentivano ai turisti di recarsi nella nostra città. A metà strada, all’altezza di Scutolo, i viaggiatori contemplavano con emozione il paesaggio che appariva d’improvviso ai loro occhi e proseguivano attraverso i villaggi di Meta, “Carotto” e S.Agnello….” (tratto da Sorrento e la sua Penisola, V. Russo,1983)
Le carrozze e i cavalli sono particolarmente curati: le carrozze riverniciate ogni anno con decorazioni floreali o paesaggistiche, i cavalli bardati a festa con speciali copriorecchi, a volte ricamati sontuosamente, con campanelli, nastri colorati e bardature di broccato o di raso che riverberano i colori sotto il sole e si ha l’impressione di trovarsi in una scena di altri tempi, quasi da leggenda, e sognare diventa facile....
I vetturini, le prime guide dei turisti, esperti di aneddoti, di leggende, di pettegolezzi pruriginosi sono parte integrante di questa tradizione. Fare una passeggiata dal centro di Sorrento lungo la strada che conduce fino a Massa Lubrense o a Priora (frazione collinare di Sorrento)significa godere dell’aria frizzantina che viene dal mare e della frescura che gli alberi secolari, protesi sulla strada con la loro folta chioma verde, offrono. Dalla carrozzella si può ammirare uno spettacolo impareggiabile, che muta e si trasforma continuamente in base all’ora per quelle mille sfaccettature che il Golfo di Napoli e le spiagge della costiera offrono a seconda della posizione del sole: dorato, punteggiato da mille mini –lucciole o stelline che gli occhi hanno l’impressione di vedere,abbagliante a mezzogiorno; rosso-arancio al tramonto. Storia di un vetturino di Sorrento: Ciccillo (liberamente riadattata dal testo “Contatti” di A. De Angelis)
Nel 1955 giunse a Sorrento una troupe cinematografica per girare il film “Pane, amore e..” tra gl’interpreti Vittorio De Sica e Sofia Loren.
Protagonista della storia è Francesco Lazzazzera, detto Ciccillo, vetturino di Sorrento che ebbe l’incarico di condurre la Loren ogni mattina dal Grand Hotel Vittoria alle località (Marina Grande, la Regina Giovanna, porto,Via Scutolo, Villa Cosenza) dove si girava il film. Ciccillo, per disposizione di Don Vittorio, fu ripreso anche in alcune scene del film. All’epoca Ciccillo aveva settantrè anni, basso di statura, un po’ ingrassato e con gli acciacchi dell’età, ma il suo cuore era giovane, passionale e fu per questo che …. s’innamorò della bella diva. Non si era mai preso confidenza con la Loren, ma il suo sguardo incantato e al tempo stesso di fuoco faceva intuire a chi lo osservava che covava qualcosa, lo stesso De Sica se ne accorse. Il cocchiere toccò il cielo con un dito quando l’attrice, una sera, gli disse:” Una di queste sere usciremo insieme, io e te soli, dopo che avremo messo a letto il commendatore”. Il pomeriggio che precedette la passeggiata serale con donna Sofia, prevista per le dieci, fu molto laborioso per Ciccillo. Egli si lavò, indossò panni puliti e questo suscitò nella moglie preoccupazione per quelle attività che in genere venivano messe in atto soprattutto per andare a farsi visitare dal medico. Il vetturino non disse niente alla moglie e dopo aver preparato degnamente cavallo e carrozza andò all’appuntamento. Alle dieci in punto partì con la sua ospite da Piazza Tasso. Al ritorno dal ristorante Francischiello dove avevano cenato, Ciccillo fermò la carrozza allo Spartimiento, prese una coperta, scese ed invitò la Loren a seguirlo sul prato. Donna Sofia si mise a ridere ed invitò poi con severità ad avviarsi verso Sorrrento… Davvero una brutta sconfitta per Ciccillo e una notte insonne furono la causa di un brutto malditesta la mattina successiva.