E’ la più celebre delle vie romane e superbamente detta Regina viarum. Costruita dal censore Appio Claudio nel 312 a.C., durante le guerre sannitiche, costituisce la più importante tra le vie consolari di Roma sul tracciato delle quali sono state costruite le grandi arterie di comunicazione, per unire Roma "caput mundi" con le province meridionali della penisola, con l'Africa e con l'Oriente.
Divenne in breve tempo la via sacra al culto dei defunti, attraversata nelle ferie latine da masse di popolo dirette al tempio di Giove sulla vetta di monte Cavo o al tempio di Diana, sulle rive del lago di Nemi. La Via Appia è l’unica che abbia conservato le sue prerogative originali. Anticamente collegava Roma con l’Italia meridionale ed era fiancheggiata da sepolcri di famiglie patrizie. Essa ha inizio dalla porta di San Sebastiano e s’inoltra nella campagna.
Il tratto più interessante dell'Appia va dalla tomba di Cecilia Metella a Casal Rotondo, circa km. 4.500: i ruderi, rivestiti di marmi, di bassorilievi o ornati di statue mutilate, altri spogli o coperti di rampicanti, si allineano sul margine della via fra pini giganteschi e cipressi nella circostante campagna romana; su un lato corrono le imponenti arcate dell'acquedotto romano, all'orizzonte si delinea il profilo dei Castelli e verso il mare si stende la pianura, in una visione senza tempo che ha affascinato molti grandi poeti, da Orazio a Ovidio, Goethe, Byron, Carducci, D'Annunzio.