«[...] quale Città unico albergo ai giorni nostri di libertà, di giustizia, di pace, unico rifugio dei buoni e solo porto a cui, sbattute per ogni dove dalla tirannia e dalla guerra, possono riparare a salvezza le navi degli uomini che cercano di condurre tranquilla la vita: Città ricca d'oro ma più di nominanza, potente di forze ma più di virtù, sopra saldi marmi fondata ma sopra più solide basi di civile concordia ferma ed immobile e, meglio che dal mare ond'è cinta, dalla prudente sapienza dè figli suoi munita e fatta sicura»
(Francesco Petrarca)
«Quale nell'arzanà de' Viniziani
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navicar non ponno - in quella vece
chi fa suo legno nuovo e chi ristoppa
le coste a quel che più vïaggi fece;
chi ribatte da proda e chi da poppa;
altri fa remi e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa -;
tal, non per foco ma per divin' arte,
bollia là giuso una pegola spessa,
che 'nviscava la ripa d'ogne parte.»
“Ad affascinarmi era soprattutto il gioco iridescente che, provocato da un qualsiasi intervento di luce e di movimento, tremula come un alito timido e delicato anche sulla minima increspatura dell'acqua.
Innumerevoli volte ho spiato quel pizzo repentino. Una volta fu lento il passaggio di una nave da carico appena dipinta di rosso cinabro a procurarmi un piacere del tutto particolare. Quel rosso penetrante si impose quasi con prepotenza alla superficie di solito tanto avara di riflessi e strappò alle onde un riverbero puro e nitido, unica tonalità decisa e sgargiante nell'armonia di sfumati, perlacei colori azzurri e verdognoli'.