A Venezia sono numerose le cosiddette “Gobbe antibandito” o “Pissotte” collocate negli angoli bui delle calle o negli angoli delle chiese. Esse sono delle colate di malta che avevano lo scopo di impedire ai malviventi di appostarsi negli angoli delle strade, quando a Venezia ancora non c’era l’illuminazione pubblica.
Alcuni studiosi sostengono invece che le “gobbe” non erano altro che un deterrente per coloro che volessero orinare negli angoli in quanto le “pissotte” facevano schizzare l’urina addosso a chi la faceva.
Piere sbuse
Nel passeggiare per Venezia, guardate in alto le pareti degli edifici antichi e noterete due o più pietre che si protendono parallelamente. Esse sono in pietra d' Istria e sembrano delle piccole lapidi sporgenti dal muro di 25/35 cm e con un buco nella parte più esterna del diametro di circa 10 cm. Si possono vedere in molte zone di Venezia, soprattutto in edifici privati di una certa importanza nella zona di Rialto/S. Marco, del ' 200/ ' 300.
Secondo alcuni studiosi esse erano utilizzate per sostenere delle sbarre di legno o di ferro per serrarvi gli assiti ad uso delle bertesche che venivano utilizzate per difendere i palazzi magnatizi. Altri studiosi contestano questa teoria in quanto a Venezia non si verificavano tumulti interni per cui tale sistema difensivo non aveva ragion d’essere. Questi ultimi, quindi, ritengono che vi s’infilassero delle antenne per stendere i panni ad asciugare dopo la tintura. Ma sorge spontanea una domanda: Come potevano i tintori possedere dei palazzi così lussuosi?
Per una probabile ed alternativa risposta possiamo trarre spunto dai reperti iconografici. Nel dipinto “Il leone del convento” del Carpaccio facente parte del ciclo della scuola di San Giorgio degli Schiavoni, ad esempio, sono raffigurati dei panni stesi ad asciugare, appartenenti ai frati del convento. Quindi le piere sbuse erano usate per stendere panni lavati.