"I vent'anni che ho passato a Firenze sono stati i più importanti della mia vita. Lì ho scoperto che non c'è soltanto il mare ma anche la terraferma; la terraferma della cultura, delle idee, della tradizione, dell'umanesimo. Vi ho trovato una natura diversa, compenetrata nel lavoro e nel pensiero dell'uomo. Vi ho compreso che cosa è stata, che cosa può essere una civiltà". Eugenio Montale.
"A Firenze fra il Trentacinque e il Quaranta si ritrovarono gli scrittori giovani più animosi, più liberi, più bisognosi di sperimentare un rinnovamento (…). Tutti sono stati a Firenze, o ci sono passati o vi hanno idealmente scritto. La tradizione delle grandi riviste ebbe una sorta di reviviscenza, naturalmente su tutt'altro piano. Ma insomma c'era un filo che portava dalla "Voce" (soprattutto quella bianca del de Robertis) a "Solaria" e poi da "Solaria" al "Frontespizio", a "Letteratura" e su fino a "Campo di Marte" che ne fu l'espressione di punta (…). Firenze fu la capitale della poesia italiana ai tempi dell'ermetismo". Carlo Bo
"Ho già detto che a Firenze, più che in qualsiasi altro luogo, lasciai la spoglia della mia primavera, una specie di pelle di serpente della giovinezza da cui s'esce uomo e artista alla meglio. Potrei indicare il punto preciso dove avvenne questa disgraziata trasformazione [...]. Via Laura, già Via della Crocetta [...]. Bel mì Firenze, che cosa non mi hai dato di prodigioso, di miracoloso in quegli anni!" Marino Moretti.