Gli Arsenali e la marineria amalfitana Amalfi, antica repubblica marinara, era dotata di una marineria mercantile e da guerra molto ben equipaggiata.
La flotta da guerra amalfitana era costituita dalle “sagene”, imbarcazioni veloci composte da due alberi e due vele e dotate di remi con un numero che variava, potevano essere da 108 a 120. Fu proprio grazie a questa flotta da guerra che Amalfi diede un contributo decisivo nella battaglia di Ostia dell’849 contro i musulmani consentendo ai Romani di vincere. Per chi volesse ammirare un affresco che ricorda l’episodio può recarsi a Roma e visitare le Stanze Vaticane. L’opera fu realizzata da Raffaello Sanzio su commissione del papa Leone X che era stato arcivescovo di Amalfi.
Le navi venivano realizzate in loco, infatti c’era un arsenale in muratura nei pressi di Porta Marina, dove venivano costruiti gli scafi delle galee da combattimento, impostate su centoventi remi.
La struttura degli arsenali oggi mostra una serie d’interventi di restauro avvenuti in epoche diverse. E’ l’unico arsenale dell’età medievale nel Mezzogiorno d’Italia sopravvissuto; restano due corsie con volte a crociera divise da dieci pilastri.
Le navi mercantili, le “teridi”, il “buctio”, la “cocca”, di basso cabotaggio, invece, venivano costruite sugli arenili, chiamati scaria (un termine bizantino). Lo scarium di Amalfi medioevale si trova oggi sotto il mare di fronte alla città, dove sono stati di recente scoperti moli ed attracchi di età medioevale.
Le strutture portuali e cantieristiche furono sommerse a seguito di una frana sottomarina provocata da una tempesta di Libeccio, verificatasi nella notte tra il 24 e il 25 novembre 1343.