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  Il gozzo sorrentino  
     
 
   

Sorrento vanta una tradizione marinara e cantieristica molto antiche ( X secolo). Per quanto riguarda  la costruzione dei gozzi, dalle fonti storiche si evince che tali imbarcazioni venivano costruite in particolare nel XVII secolo, grazie alla fiorente attività di pesca che si svolgeva nel golfo di Napoli.. In tale periodo esisteva già un cantiere nella Marina Grande di 200 mq adibito alla realizzazione dei  gozzi.

La denominazione “Gozzo” pare che sia legata alla gonfia sezione maestra delle imbarcazioni. In merito all’origine della costruzione di  questa imbarcazione in penisola, si racconta del ritrovamento di una barca saracena abbandonata in una cala che fu recuperata ed adattata alle esigenze dei pescatori del posto.


Il gozzo è presente in tutto il Mediterraneo con caratteristiche differenti in base ai mari che solca ed alle funzioni che deve svolgere: cabotaggio, a pesca con reti di diversa dimensione e quelli piccoli e senza reti. Il gozzo sorrentino, misurato in palmi napoletani (un palmo equivale a 26,4 centimetri), è una piccola imbarcazione a remi e a vela latina con poppa e prua di forma aguzza, destinata alla pesca locale.


L’imbarcazione nel passato era munita spesso di un numero dispari di remi, infatti la presenza del vento Maestrale ( spira da nord-ovest) nel golfo di Napoli costringeva i costruttori a munire la barca di uno o tre remi dal lato di sottovento ed un numero pari dal lato di sopravento (a sinistra) per contrastare il vento. Nei cantieri della Penisola Sorrentina ancora oggi è possibile ammirare intere pareti ricoperte di sagome e garbi, che sono utilizzati  come campione per le forme per la costruzione del pezzo  finale dell’imbarcazione.

Le origini delle tecniche di costruzione navale risalgono ai Greci, e ancora oggi gli artigiani utilizzano metodi pratici senza ricorrere a tecniche e progetti di costruzione.

 

Si dice che la vita di un gozzo sorrentino inizi mezzo secolo prima di essere costruito, in quanto il legno (olmo, quercia, pino marittimo) viene preso da alberi a grande fusto con almeno cinquant’anni di vita, oggi la gran parte del legno in commercio è esotico. La stagionatura del legname a Sorrento avveniva nelle grotte scavate nel tufo, dette “monazzeni”, ambienti ideali per la temperatura costante e ben arieggiati  che facevano sì che avvenisse un lento essiccamento del legno, di solito la stagionatura dura da 3-4 mesi ad un anno.


Una delle tradizioni del gozzo è quella di essere legato al sentimento religioso, infatti nell’estremità della prua viene messo un crocifisso che resterà durante tutta la vita dell’imbarcazione; i nomi dei gozzi, di solito, hanno sempre un nome di santi e ne portano un’immagine a bordo. Il santo dei gozzi sorrentini è Sant’Antonino, patrono di Sorrento e protettore dei naviganti e degli agricoltori.


Con l’evolversi delle moderne tecniche, oggi anche il gozzo tradizionale ha subito delle modifiche dovute all’impiego della vetroresina per la produzione in serie, inoltre un ulteriore discostamento si è avuto con la nascita del motore che  ha modificato la forma, l’estetica e la logistica dell’imbarcazione. 

 

 

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