Un impiccato in Penisola Sorrentina
 

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Un impiccato in Penisola Sorrentina

dal 28-12-2008 - al 28-12-2008

Un impiccato in Penisola Sorrentina

 

Attenzione non si tratta di un evento macabro ma di una grande festa enogastronomica quella di cui vi scriviamo. Domenica 28 dicembre 2008, tra i molteplici eventi che si susseguiranno in tutta la giornata nella cittadina santanellese, va segnalato quello del CACIOCAVALLO IMPICCATO in programma alle ore 20,00 in piazzetta Angri. Un evento, organizzato in collaborazione con l’Associazione “Caciocavallo Impiccato” di Montella (Av), a cui non mancare per la prelibatezza dell’ “ospite d’onore” che vanta antiche origini anche relativamente al suo nome. Il loro eterno penzolare fece sì che essi rappresentassero il tetro simbolo dell’impiccato. Tradizionale di tutte le regioni che formavano il Regno delle Due Sicilie, ebbe infatti una tale fama da ispirare anche modi di dire popolari: "Far la fine del caciocavallo" significava morire impiccato. Dal forzato esilio in Sicilia dopo la rivoluzione del 1799, Ferdinando IV di Borbone, in previsione del ritorno a Napoli, scrisse al Cardinale Ruffo: “Famme truvà tante casecavalle”, eufemismo per dire tanti liberali impiccati.
 
 
 
Sant’Agnello, PROGRAMMA DI DOMENICA 28 DICEMBRE
 
Ore 9,00 raduno di Auto e Moto d’epoca in Piazza Matteotti a Sant’Agnello
 
Ore 12,00 Sfilata per il centro cittadino e le colline di Sant’Agnello con sosta per degustazione enogastronomia di prodotti tipici locali.
 
Ore 16,30- Rione Colli di Fontanelle Centro Culturale Nuovi Orizzonti – Animazione per i più piccini .
 
Ore 19,30 - Distribuzione enogastronomica di pietanze tipiche natalizie.
 
Ore 19,00- Chiesa dei SS Prisco e Agnello.
 
“Concerto di Natale a Cura dell’orchestra Esemple Vocale del Teatro San Carlo di Napoli “
 
Ore 20,00 Piazzetta Angri Tombolata e Sagra del “ CACIOCAVALLO IMPICCATO “ con la partecipazione dell’Associazione Caciocavallo impiccato di Montella (AV)
 
 
Brevi note sulle origini del CACIOCAVALLO IMPICCATO
 
E’ senza dubbio il re dei più antichi e tipici formaggi del Sud Italia, cui probabilmente si riferiva già Ippocrate (500 a.C.), illustrando l'arte usata dai Greci per preparare il cacio. Nasce dalla tecnica detta a "pasta filata", messa a punto nel Meridione per garantire conservabilità ai formaggi di latte vaccino. La cagliata, ottenuta mediante riscaldamento e coagulazione del latte, subisce una seconda cottura, sino a che diventa elastica e può essere manipolata senza rompersi. Il Caciocavallo ha forma tondeggiante o allungata, con una "testa" sulla cima, la sua consistenza è quella dei formaggi a pasta filata, ma diviene friabile e scagliosa (come Grana) se subisce una stagionatura che può raggiungere i tre anni.
Esistono molte ipotesi intorno alle origini del nome caciocavallo. Improbabile la tesi del novelliere Sacchetti che a fine '300 parlava di formaggi prodotti con latte di cavalla.
Un'altra teoria farebbe derivare il termine da uno stampo fiscale a forma di cavallo, apposto nel '500 sui formaggi di questo tipo dalle gabelle del Regno di Napoli. Altri invece collegavano il nome al metodo di trasporto utilizzato dai pastori, che apponevano i formaggi in coppia sulla groppa del cavallo.
Un'ulteriore ipotesi si ispirava al fatto che le provole venivano legate a cavallo di un giunco per essere fatte stagionare in solaio grazie al calore del camino. Oggi si preferisce supporre che la parola derivi dal turco "qasqawal", un tipo analogo di formaggio. In passato, fra i casari era d’uso con la sua pasta confezionare anche pupazzi rassomiglianti i nobili signori del territorio. Fra i Caciocavallo più celebri elenchiamo Silano Dop, Podolico e d'Agnone
 
Il Caciocavallo Podolico si differenzia dagli altri Caciocavallo in quanto viene prodotto esclusivamente con latte di vacche di razza Podolica. Questa razza, sino ad alcuni anni fa in via di estinzione, proviene dall’Asia Maggiore, si è diffusa in tutto il territorio italiano ma ha trovato il suo habitat ideale in alcune regioni del Mezzogiorno: in Puglia (Gargano), Campania( soprattutto in provincia di Avellino e Salerno) e Basilicata. Bisognose di ampi spazi per muoversi, queste vacche, sono recalcitranti alla stalla e vivono quasi esclusivamente allo stato brado, sono alla continua ricerca di erbe fresche e profumate, che consentono loro di produrre un latte particolarmente aromatico. Le ragioni della loro scarsa diffusione sono varie. Sono vacche che fanno poco latte, anzi pochissimo, e solo in certi periodi dell’anno (da Maggio a Giugno), La carne ha una difficile commercializzazione in quanto non corrisponde agli standard gustativi a cui il consumatore è abituato: ha un grasso di colore giallognolo, dovuto al carotene presente nell’erba di cui l’animale si nutre, una consistenza fibrosa ed un sapore più intenso rispetto ad altre carni bovine. Il latte, invece, oltre ad essere particolarmente aromatico ha alte capacità nutritive ed una eccellenza gustativa.


Maggiori Informazioni:

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Scritto da: Raffaela D'Esposito
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